Il fallimento del “fai da te” finanziario
Esistono dei concetti chiave nel mondo degli investimenti, dei dogmi da seguire che mirano essenzialmente a ridurre il numero di rischi a cui si può andare incontro.
Tutto ciò che è più lontano da questi dogmi si chiama trading. Trading che, nessuno si offenda, mi permetto spesso di definire come una “scommessa”.
Il trading è un’attività che mira a portare guadagno sfruttando le oscillazioni del mercato ed è una pratica molto amata dagli italiani. Gli stessi italiani che vantano una cultura finanziaria decisamente bassa.
Tra pubblicità ingannevoli e racconti di profitti mitologici sono in molti a praticare questa attività portando a casa scarsi risultati. A dimostrazione di ciò dobbiamo ringraziare l’introduzione, già da qualche tempo, di una normativa che impone ai broker autorizzati di comunicare la percentuale di clienti che hanno capitalizzato delle perdite.
Ebbene, facendo una media tra le 19 maggiori piattaforme del trading online, il risultato dei clienti che hanno perso soldi è del 78,77%. Praticamente 8 persone su 10 perdono quanto hanno investito.
Attenzione però: questo non significa che gli altri due abbiano guadagnato. Potrebbero avere posizioni aperte in perdita e non essendo ancora state chiuse non è stata capitalizzata nessuna perdita.
Personalmente, dopo aver visto miriadi di posizioni di persone con cui sono entrato in contatto, ho sempre potuto notare che la stragrande maggioranza si ritrova con posizioni su titoli bancari italiani (spesso a -80/90%) che rimangono in portafoglio per anni. A volte bisogna avere il coraggio di chiudere il capitolo e ripartire.
Dopo questi dati oggettivi mi sorge spontanea una domanda: ma davvero vogliamo continuare a gestire i nostri risparmi con un metodo “fai da te” che non può far altro che portare risultati negativi?